giovedì 13 febbraio 2014

Dallas Buyers Club

Con estremo ritardo, finalmente ho iniziato a guardare i film candidati ai prossimi Premi Oscar e, per inaugurare il ciclo, ho guardato "Dallas Buyers Club": pellicola "calda", considerato che è presente tra i candidati nelle categorie "miglior film", "miglior attore protagonista", "miglior attore non protagonista" e "miglior sceneggiatura originale".
La storia è quella di Ron Woodroof, texano duro e puro che scopre di essere malato di AIDS. La sua reazione, inizialmente, è quella del rifiuto, poi della disperazione. Farà di tutto per accaparrarsi la medicina sperimentale tanto spinta dall'associazione farmaceutica statunitense, anche finire in Messico. Qui, l'incontro con un medico senza più licenza e la scoperta che la FDA si preoccupa più dei suoi interessi economici che dell'effettiva cura dei pazienti, lo porteranno a reagire e a decidere di fare, a modo suo, qualcosa di buono per tutti i malati senza speranza come lui.
Partivo piuttosto prevenuta, lo devo ammettere... Temevo si trattasse dell'ennesima pellicola strappa lacrime-facili, di quelle che sfruttano un tema dal forte impatto emotivo sugli spettatori come può essere l'AIDS. Niente di più lontano da questo film, invece. Nessun pietismo o particolare enfasi sugli aspetti patetici della vicenda, anzi. La storia (vera) viene rappresentata con l'oggettività più estrema, quasi con distacco, ed il regista è bravo nel non facile compito, vista la tematica, di non esagerare, limitandosi a raccontare la vicenda ed affidando il carico emotivo solamente alla bravura degli interpreti.
E qui arriviamo all'altro aspetto che mi lasciava perplessa, prima di guardare il film: Matthew McConaughey. Non sono mai stata una sua particolare estimatrice, anzi, non mi è proprio mai piaciuto, ad essere sinceri. Ma, in questo caso, ho dovuto ricredermi, Matthew ha deciso di dimostrarci di essere un attore e ci è riuscito in pieno. C'è un solo aggettivo per descriverlo in questo film: immenso. Il suo ritratto del texano rozzo e ignorante è impeccabile, senza sbavature. E lo stesso si può dire per tutta l'evoluzione del personaggio, attraverso le fasi della malattia e del suo percorso nell'affrontarla. Non ho ancora guardato le perfomances degli altri candidati nella categoria "miglior attore protagonista", ma mi è bastato vedere lui per rendermi conto che non ce ne sarà per nessuno: per me, è lui il vincitore.
Altro vincitore annunciato è Jared Leto e, anche nel suo caso, sono sicura che si aggiudicherà la statuetta: il suo transessuale Ray è tenero e perfetto.
Di sicuro il punto di forza del film sta negli attori ed è in queste categorie che, a mio avviso, la pellicola otterrà soddisfazione agli Oscar. Qualcosa manca, invece, per aggiudicarsi l'ambito premio di "miglior film".
Nella categoria "miglior sceneggiatura originale", invece, ha buone chances ma rimando il mio parere a dopo che avrò visto "Nebraska": la lotta, secondo me, sarà tra questi due film e, essendo una grande fan di Alexander Payne, ammetto che tifo per lui.

Perchè guardarlo: La bravura degli attori. Matthew McConaughey e Jared Leto, da soli, valgono il prezzo del biglietto.




 

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