lunedì 24 febbraio 2014

12 anni schiavo

"12 anni schiavo" è il film che, insieme a "Gravity", ha guadagnato il maggior numero di candidature in questa edizione dei premi Oscar e quello che, stando alle previsioni, dovrebbe fare incetta di vittorie: impossibile non guardarlo, quindi.
Il film è tratto dall'autobiografia di Solomon Northup, uomo libero e di colore negli Stati Uniti del 1841, che cade vittima del raggiro di due sedicenti artisti e, per questo, si ritrova in schiavitù, senza la possibilità di comunicare con i suoi cari o di poter dimostrare la sua condizione libera. E in schiavitù, a lavorare nelle piantagioni, resterà per i seguenti 12 anni, fino a che l'incontro con un abolizionista canadese gli permetterà di riacquistare la vita perduta.
Una pellicola che scandisce un'odissea personale, quindi, che è anche, allo stesso tempo, il racconto del dramma di una popolazione intera. E che evidenzia come l'ingiustizia sia profondamente radicata nella nostra vita e fino a che punto l'essere umano possa diventare crudele nei confronti dei propri simili.
Un film che vuole essere di denuncia, che vuole provocare indigniazione e riflessione nello spettatore e che persegue l'obiettivo servendosi di una regia (azzeccata) schietta, distaccata ed oggettiva.
Personalmente il film mi è piaciuto, pur non trovandolo particolarmente originale: sullo stesso argomento preferisco molto di più la fanta-storia di Quentin Tarantino in "Django Unchained", ma è questione di gusti personali.
Tra le candidature principali, "12 anni schiavo" si è aggiudicato una nomination come "miglior film", "miglior attore protagonista", "miglior sceneggiatura non originale", "miglior attrice non protagonista", "miglior attore non protagonista", "migliori costumi" e "miglior montaggio". 
Vittoria facile (e annunciata) senz'altro come "miglior film", "miglior sceneggiatura non originale", "miglior attrice non protagonista".
Per quanto riguarda la categoria "miglior film" però, che è poi quella più importante a conti fatti, la vittoria, pur data per certa, non mi sembra così scontata. Il film nel complesso è accademico, classico, perfettamente nei canoni. Certo, storia ed intento sono pregevolissimi, ma non si può premiare un film solo per questo. A mio avviso, "Gravity" apporta molto di più alla cinematografia attuale, innova, rischia e, proprio per questo, meriterebbe maggiormente di essere premiato.
Vedremo domenica come la penseranno i membri dell'Academy.

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