giovedì 20 febbraio 2014

Her

Ieri ho guardato "Her": eccolo, il film rivelazione di questi Oscar!
Il titolo, in realtà, è candidato solamente nelle categorie "miglior film", "miglior scenografia originale" e "miglior canzone originale" (The moon song, di Karen O.) ma avrebbe meritato molto di più.
La storia, ambientata in un prossimo futuro (che però ricorda molto le atmosfere degli anni '70), racconta le vicende di Theodore Twombly (uno Joaquin Phoenix in stato di grazia), uomo introverso, solo e alle prese con un divorzio che lo ha segnato profondamente e che non riesce a lasciarsi alle spalle. La sua vita cambia quando acquista un Sistema Operativo totalmente innovativo, che sceglie di chiamarsi Samantha, programmato per evolversi e crescere tramite l'esperienza. Man mano, Theodore si apre con Samantha, uscendo così dalla sua solitudine. Il rapporto tra i due pian piano si evolve, trasformandosi infine in una storia d'amore. Tuttavia, un computer e un essere umano non sono la stessa cosa e Theodore dovrà scoprirlo.
Spike Jonze ha sempre amato, per i suoi film, storie anticonvenzionali, forse anche un po' paradossali ma che, pur nella loro assurdità, ti coinvolgono, ti avvincono e ti trascinano con sè ed "Her" non fa eccezione. Tuttavia, in quest'ultima pellicola, tutto è misurato, calibrato, mai eccessivo, ogni tassello è perfettamente al suo posto. ed è proprio questo a fare del film un vero e proprio gioiellino della cinematografia.
Tantissimi gli aspetti pregevoli della pellicola: bella la regia lineare, pulita, che realizza quadri visivamente ed emotivamente d'impatto, grazie ad una fotografia all'altezza e perfettamente integrata con l'insieme. Bravi gli attori, tutti credibili ed intensi. In particolare, mi è piaciuta molto Amy Adams, che tratteggia un personaggio di contorno ma fondamentale per il protagonista. Da sottolineare anche l'interpretazione di Scarlett Johansson che, pur essendo presente solo con la voce, riesce a comunicare perfettamente il conflitto di emozioni che agitano un computer praticamente umano. Su tutti, però, spicca Joaquin Phoenix: per quasi tutto il film, recita praticamente da solo, interagendo con una voce, ed è perfetto. Avrebbe decisamente meritato la nomination e devo dire che la sua assenza nella cinquina in lizza per "miglior attore protagonista" mi stupisce molto più della mancata candidatura di Tom Hanks.
Bellissima l'idea alla base del film, che pone l'incomunicabilità come centro focale della vicenda e "traguardo" ormai vicinissimo dell'umanità. In un mondo in cui si è costantemente connessi, in cui l'accessibilità alle informazioni è globale, si è sempre più, inesorabilmente, soli. In un mondo in cui la comunicazione è il motore portante della società, le persone non sono più in grado di esprimere i propri sentimenti, tanto da avere bisogno di rivolgersi a compagnie specializzate che lo facciano al loro posto (è infatti questo il lavoro del protagonista: scrivere lettere per conto di altri). Perchè esprimersi, parlare con un altro essere umano è faticoso e comporta dei rischi. E allora è molto più facile interagire con un computer. Ed è questo che fa il protagonista nel suo rapporto con Samantha. Ma non solo lui: per tutto il film, sullo sfondo, non facciamo che assistere a strade affollate, spiagge strapiene, in cui ognuno è racchiuso nel suo piccolo mondo. Tutti parlano, ma non tra di loro: ognuno indossa il suo auricolare, per poter parlare costantemente con il proprio computer. Il film avrebbe meritato di più, dicevamo, ma, di sicuro, la combinazione di una tematica complessa e dello sgradevole effetto specchio che inevitabilmente suscita nel pubblico, lo penalizzano ed impediscono che possa essere apprezzato come merita.
Per quanto riguarda il discorso Oscar, credo che difficilmente potrà aggiudicarsi la statuetta come miglior film. Anche per quanto riguarda la "miglior canzone orginale" non vedo grosse possibilità. La canzone di Karen O. è carina ed orecchiabile ma si trova contro quella degli U2 che, secondo me, vincerà facilmente. Molto probabile, invece, anche tenendo conto del risultato dei Golden Globes, la vittoria nella categoria "miglior sceneggiatura originale", dove il suo diretto concorrente, per me, è "Nebraska".

Perchè guardarlo: perchè è un gran bel film, ben diretto, ben interpretato e con una storia che vale molto più di quanto possa sembrare a prima vista.
Chi ha amato "S1m0ne" e "L'uomo bicentenario" non potrà che apprezzarlo.

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