mercoledì 18 febbraio 2015

Whiplash


L'anno scorso, in occasione dei premi Oscar, ci eravamo ritrovati a parlare di "Her" come del capolavoro nascosto degli Academy Awards 2014. Ebbene, eccolo qua il film rivelazione di questa nuova edizione: "Whiplash".
La pellicola, in realtà, è distante anni luce da quella presentata lo scorso anno da Spike Jonze, sia per argomento che per stile ma ad accomunare le due opere è il fatto di essere entrambe film di valore che, nel marasma di produzioni attuali, passano ingiustamente in secondo piano.
Il titolo, "Whiplash" deriva dalla canzone che farà da filo conduttore per tutta la storia: Andrew è un giovane e promettente batterista jazz, la cui determinazione è totalmente volta ad inseguire il suo sogno: diventare una leggenda della musica. Per realizzarlo, si iscrive al prestigioso conservatoria Shaffer di Manhattan ed è qui che la sua strada incontra quella di Terence Fletcher, inflessibile insegnante e direttore d'orchestra, tanto spietato quanto stimato.
Andrew ottiene la possibilità di essere inserito nell'orchestra di Fletcher ma si accorgerà presto che la disciplina del famoso insegnante si rivelerà più dura di quanto si sarebbe aspettato.
Di solito siamo abituati ad immaginare il mondo della musica come qualcosa di estremamente artistico e libertario, nel quale sono estro e talento a regnare sovrani. "Whiplash", invece, ci dimostra che la realtà non è questa e ci immerge in un universo di sudore, sacrifici ed esercizio estenuante cui nessuno, se non sorretto da fortissima determinazione ed ambizione, si sottoporrebbe.
Il film si basa, di fatto, su due straordinari interpreti: due personaggi diversissimi, che si stimano ma faticano a comprendersi e che, spinti da caparbietà e ostinazione, si sfideranno fino all'ultima nota. Le interpretazioni del protagonista Miles Teller e del suo degno comprimario J.K. Simmons (che dà vita ad uno splendido Fletcher) sono perfette ed i primi piani che si concentrano su di loro per grande parte del film ci tengono incollati allo schermo. L'altra protagonista in questo duetto di bravura è la musica: il jazz ci accompagna con le sue atmosfere per tutta la pellicola e tutta la sua apparente estemporaneità si "scontra" con le immagini di un ambiente chiuso, rigidamente disciplinato e spietato. Assoli di batteria e partizioni di tromba accompagnano la sfida tra i due protagonisti, entrando prepotentemente a far parte della storia stessa.
"Whiplash" mi è piaciuto molto: un film come non se ne vedono spesso, accurato, profondo ed emotivo. Dopo aver aperto con successo il Sundance Film Festival, il film di Damien Chazelle ha ricevuto 5 nominations ai prossimi premi Oscar, di cui 2 nelle categorie "principali".
Meritatissima la candidatura come "miglior film", nonostante le chance di vittoria non siano molte. Troppi i candidati illustri, in questa edizione e troppo "di nicchia" l'argomento trattato da "Whiplash". Già l'aver ricevuto la nomination, comunque, è un riconoscimento importante per la pellicola. Il film è stato candidato anche a "miglior sceneggiatura non originale" dove, però, la lotta sarà indecisa fino all'ultimo.
"Whiplash" non dovrebbe avere rivali, comunque, nelle altre tre categorie in cui è nominato. J.K. Simmons dovrebbe avere già in mano, infatti, la statuetta come "miglior attore non protagonista" e la merita pienamente: la sua interpretazione è perfetta e senza sbavature. Inoltre, la vittoria sarebbe un coronamento di carriera perfetto per lui, caratterista eccellente e troppo spesso sottovalutato da Hollywood. Ottime possibilità di vittoria, infine, anche per "miglior montaggio" e "miglior sonoro". Il montaggio, in particolare, mi è piaciuto moltissimo: perfetto per il ritmo sincopato delle sequenze più intense, è sicuramente il lavoro migliore dell'anno. Molto bella, ma priva di candidatura purtroppo, anche la fotografia.

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