martedì 10 febbraio 2015

The Imitation Game


La corsa agli Oscar continua inesorabile e io ho iniziato a guardare i film candidati nelle principali categorie per farmi un'idea di chi potrebbero essere i vincitori.
Dopo Grand Budapest Hotel, è stata la volta di The Imitation Game.
Il film, coproduzione angloamericana, è candidato a ben 8 statuette e promette di dare battaglia durante i prossimi Academy Awards. La pellicola si focalizza su un preciso momento della vita del brillante matematico Alan Turing, considerato al giorno d'oggi un vero e proprio padre fondatore dell'informatica, ripercorrendo il suo lavoro durante la Seconda Guerra Mondiale. Anni prima di inventare il progenitore dell'attuale computer, infatti, Turing dette il suo risolutivo contributo all'esercito inglese creando la macchina che permise di decifrare i messaggi criptati inviati dai militari tedeschi ed intercettati dal servizio segreto britannico. Il lavoro del matematico, pur mantenuto segreto per anni, fornì l'esercito inglese di un'arma fondamentale per la vittoria e sono proprio queste le vicende raccontate nel film.
La pellicola, pur non particolarmente brillante, a me è piaciuta. Anche perché è proprio questa la sua forza: Morten Tyldum realizza un film classico, compatto e asciutto. Non c'è spazio per personalismi registici, divagazioni emozionali o pietismo eccessivo ma tutto è estremamente controllato e calibrato e segue con discrezione la narrazione. In effetti, l'intera pellicola si regge completamente sul suo protagonista e sul suo bravissimo interprete. Benedict Cumberbatch ha esperienza di "disadattati geniali" (il suo Sherlock Holmes, per esempio, è immenso) e riesce a calarsi bene nei panni del tormentato Alan Turing, consapevole di essere al di sopra della maggior parte delle persone che lo circondano ma anche di essere un "diverso", che il mondo non è in grado di comprendere e preferisce, quindi, allontanare.
Il regista è abile a tralasciare volutamente l'ultimo periodo di vita di Turing, quello più drammatico e disperato, che viene nel film solamente accennato: l'effetto che ne risulta è quello di far risaltare ancora di più l'assurdità racchiusa nella storia di Alan Turing, mente brillante, genio inestimabile e protettore segreto della Gran Bretagna che viene rifiutato e annientato dalla nazione che lui stesso aveva contribuito a salvare. La regia solida e schietta permette a Cumberbatch di esprimersi al meglio, rendendo vero e perfetto il suo personaggio. Il resto del cast è all'altezza del protagonista, i comprimari sono tutti in parte e la loro recitazione in linea con lo spirito del film. Nota di merito per Keira Knightley che, dopo essere stata una brillante promessa del cinema inglese, era diventata, ultimamente, piuttosto ripetitiva nelle interpretazioni ma riesce, in questa occasione, a riabilitarsi al meglio. Un apprezzamento particolare anche per la fotografia, azzeccatissima ed in grado di immergerci immediatamente nelle atmosfere della Seconda Guerra Mondiale.
Passando al discorso Oscar, The Imitation Game vanta la bellezza di 8 nominations, tutte in categorie importanti. Ben poche possibilità, a mio avviso, in "miglior film": la pellicola è ben realizzata ma appare fredda e le manca qualcosa per essere un "film da Oscar". Possibilità praticamente nulle, invece, in "miglior regia" dove, mi sembra, il film è all'antitesi delle caratteristiche per ottenere il premio: tocco personale e originale. Tyldum realizza una regia impeccabile ma molto classica, confezionata ad hoc per una nomination (che puntualmente ottiene) ma c'è ben poco di suo nella pellicola.
Sicuramente da tenere in considerazione l'interpretazione di Benedict Cumberbatch, attore del momento che si dimostra perfetto per il ruolo e, di fatto, vale da solo il costo del biglietto di The Imitation Game. Le possibilità di aggiudicarsi la statuetta come "miglior attore protagonista" sono buone ma la lista di contendenti è più che mai di rilievo ed è presto per fare una previsione su chi prevarrà. Stesso discorso per Keira Knightley, candidata come "miglior attrice non protagonista". L'interprete inglese ha meritato la candidatura ma, considerate le concorrenti, difficile prevedere la sua vittoria.
Io ho apprezzato la fotografia ma, stranamente, il film non è candidato in questa categoria. Si contenderà l'Oscar, però, nelle sezioni "miglior montaggio", "miglior sceneggiatura non originale" e "miglior colonna sonora originale".



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