martedì 28 ottobre 2014

Nella Verde Irlanda: Esperienza nella terra dei folletti - vol.8 Conclusioni

Col clima che stiamo avendo in questi giorni, così simile a quello irlandese, mi trovo a concludere, con un pizzico di malinconia, il resoconto del nostro meraviglioso viaggio nella terra dei folletti.
Vi ho raccontato le mete del nostro girovagare, le impressioni, le esperienze e le emozioni di otto giorni che rimarranno scolpiti nella mia memoria e che mi hanno lasciato tantissimo.
Resta, ormai, solo l'ultimo giorno che, come forse accade spesso, è quello sul quale c'è meno da dire e che si affronta con il magone tipico di chi si approssima al ritorno alla routine.
Il nostro morale, quella mattina, era oscillante: lasciare una terra che ci era, così rapidamente, entrata dentro non era facile. Dopo aver salutato lo stupendo Portmarnock Golf&Links Hotel, ci siamo diretti ancora una volta a Malahide, per congedarci dalla cittadina che avevamo tanto apprezzato durante la permanenza e concederci una colazione in un punto vendita Insomnia, graziosissima catena irlandese di caffetterie che riesce, nell'isola, a rivaleggiare con Starbucks.
A questo punto, abbiamo ripreso l'auto per raggiungere l'ultima città del nostro tour: Swords, tenuta per l'ultimo giorno per via della sua vicinanza all'aeroporto di Dublino.
Non c'è molto da dire su Swords, ad essere sinceri: rappresenta il tipico, piccolo, sobborgo di Dublino. Immancabilmente dotata di castello, con il difetto di non trovarsi sul mare, la sua attrattiva principale finisce per essere il gigantesco centro commerciale.
Trovandoci nell'infelice situazione di avere troppo poco tempo per esplorare ulteriormente i dintorni ma di averne troppo per trascorrerlo interamente a Swords, ci siamo ritrovati a ciondolare per l'intera giornata all'interno e intorno al colosso di negozi.
A tirarci, parzialmente, su il morale, la scoperta dell'introvabile Trilogia del Cornetto di Edgar Wright (subito acquistata) e di un negozietto di musica chiamato "Wayne's World" (omaggio all'omonimo film).
Intorno alle 18 ci siamo recati in aeroporto, preparandoci a passare la notte al suo interno: le 18 erano, infatti, il termine ultimo per riconsegnare l'auto ma il nostro volo era programmato per le 6 del mattino successivo.
Fortunatamente, l'aeroporto di Dublino è grandissimo e decisamente attrezzato: wifi gratuito e funzionante, prese della corrente a disposizione, bagni puliti e un Mc Donald's aperto 24 ore su 24, diventato rapidamente la nostra inesauribile fonte di caffè.
Un'intera notte in aeroporto, con poco o niente da fare, è stata l'occasione per riflettere sull'esperienza appena trascorsa e trarne qualche considerazione.
L'Irlanda era stata, da sempre, la mia meta da sogno e, visitandola, ho potuto constatare che era esattamente come la avevo immaginata, e anche meglio.
Evito di soffermarmi sulla bellezza dei paesaggi e la maestosità della natura, perchè sarebbe scontato.
Voglio riflettere, invece, sullo stile di vita dell'isola e della sua popolazione, così moderno ma, allo stesso tempo, così "all'antica" e legato ai ritmi naturali. L'Irlanda è senza alcun dubbio una nazione a misura d'uomo. La popolazione è calda, accogliente e beneducata, legata ai valori di una volta. C'è grande rispetto e cordialità per le strade, nelle attività commerciali e nei pub ed un legame viscerale con la natura, vissuta dagli irlandesi come una risorsa ed una ricchezza.
Sicuramente avrà i suoi difetti ma l'impressione generale che ne ho avuto è quella di un paese in cui si vive bene, tanto da aver considerato seriamente, sul momento, la possibilità di stabilirmici permanentemente. E ancora oggi, a distanza di qualche mese, la tentazione c'è e l'idea torna prepotentemente a farsi avanti. Ci capita, tuttora, di sentire la nostalgia per quella terra magica, che ha saputo ammaliarci e conquistarci con il suo fascino durante i nove giorni che abbiamo avuto la fortuna di trascorrervi.
Si concludono qui, quindi, le mie personali cronache irlandesi. Spero, con questa serie di post, di avervi trasmesso almeno in parte le sensazioni che l'Isola di Smeraldo ha saputo regalarmi e di avervi, almeno un po', invogliati a visitare questa nazione stupenda, nella quale spero vivamente di avere ancora l'occasione di passare del tempo, da semplice turista o da residente.
Per il momento, questo è un arrivederci.

Is è mo laoch, mo ghile mear, is è mo Shaesar, ghile mear, Ni fhuras fein aon tsuan as sean, o chuaigh i gceain mo ghile mear




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