martedì 9 settembre 2014

Nella Verde Irlanda: Esperienza nella terra dei folletti - vol.3 Howth

Terzo appuntamento del mio resoconto di viaggio nell'Isola di Smeraldo! Dopo la pianificazione e dopo l'arrivo, veniamo alla città che, in assoluto, ho più amato durante il soggiorno: Howth.
 Dopo l'appagante primo giorno, la sera, in hotel, ci siamo armati di cartine e depliant trafugati nella hall ed abbiamo pianificato gli spostamenti di tutta la vacanza. Il giorno successivo sarebbe stata una domenica per cui, pensando che in un giorno festivo sarebbe stata affollatissima, abbiamo deciso di rimandare la visita di Dublino al lunedì e dedicare la domenica ad una località più piccola nei dintorni. Non potevamo scegliere meglio: Howth è davvero deliziosa nel fine settimana! Abbiamo scelto di partire da questa località per via della distanza ridotta dal nostro quartier generale e per la sua conformazione geografica, che permette di poter vedere più cose nella stessa giornata.

Howth, infatti, è una piccola penisola che prende il nome dalla cittadina principale, appena più a nord di Dublino.
Il nostro intento era di partire molto presto con l'auto e fermarci a Howth, visitarla con calma e poi rimetterci in auto per percorrere il perimetro della penisola, fermandoci di tanto in tanto, qualora avessimo notato qualcosa che ci sembrava interessante.
Siamo partiti intorno alle 7 e questo ci ha permesso di gustarci le strade sgombre e i paesaggi costieri illuminati dai primi raggi del sole: uno spettacolo stupendo, tutto ispirava un senso di pace e calma e, quando siamo arrivati a Howth, ci sentivamo già rilassati e sereni. La città nel complesso è piccolissima: stazione, mercato locale (solo nel weekend) e porto munito di faro e chioschi dei pescatori si concentrano alle porte della città. Addentrandosi si raggiunge il centro abitato vero e proprio, il castello (anche la più minuscola città irlandese ne ha uno), il cimitero e, superando il porto, la scogliera. Howth è tutta qui. E non potrebbe essere più bella. Abbiamo parcheggiato nella stazione deserta e abbiamo fatto un primo, rapido, giro al porto: ci eravamo già innamorati. L'atmosfera serena che si respirava, da calda domenica mattina di una città di mare, ci aveva già conquistati.


Trovandoci un po' spaesati, abbiamo deciso di dirigerci verso il mercato che si stava svegliando (si sarebbe animato solo intorno a mezzogiorno, con bancarelle, turisti e venditori provenienti da tutto il mondo). Qui, abbiamo trovato un grazioso negozietto di (gustosissimi) dolci artigianali e biologici e, approfittandone per fare colazione, abbiamo sfoderato quel poco inglese che conosciamo per chiedere qualche informazione. La negoziante ci ha spiegato che le maggiori attrattive della città sono il porto e il castello e ci ha fornito una preziosissima cartina della penisola, con evidenziate le principali aree di interesse: eravamo pronti a cominciare!
Siamo tornati al porto per gustarcelo con più calma (sfidando il vento, per noi gelido ma per nulla preoccupante per gli abitanti, tutti a maniche corte). Speravamo di avvistare le foche che, come ci hanno spiegato, frequentano abitualmente la zona e si avvicinano tranquillamente alle persone ma, purtroppo, non siamo stati fortunati. Abbiamo percorso per intero la passeggiata che conduce al faro e agli imbarchi per l'Ireland's Eye, accompagnati dal barrire dei gabbiani e dalle voci dei pescatori. L'Ireland's Eye è una minuscola isoletta a pochi kilometri dalla penisola, dal porto si ha quasi l'impressione di poterla raggiungere a nuoto. L'isola è completamente disabitata ed è visitabile, purtroppo, solamente su prenotazione. Dalla nostra postazione, comunque, abbiamo potuto ugualmente apprezzare le sue scogliere e le macerie dell'antico monastero che un tempo sorgeva sulla costa rivolta verso la terraferma.
 Dopo aver respirato appieno il senso di calma e cordialità che emana il porto, abbiamo deciso di addentrarci nel cuore della cittadina. Le abitazioni, tutte coloratissime, si snodano un po' in salita, a ridosso della collina ed è possibile vedere il porto da qualunque parte della città. Nel nostro girovagare abbiamo potuto ammirare, oltre alle abitazioni, i locali (molti dei quali italiani) e i graziosi negozietti, la chiesa principale e la torre Martello, oggi adibita a museo di radio vintage. Le torri Martello, abbiamo scoperto poi, erano anticamente fortificazioni circolari poste sulla costa, per poter controllare il perimetro di tutta l'isola e, in caso di attacco, segnalare tempestivamente il pericolo. In Irlanda ne restano moltissime, la maggior parte utilizzate come attrazioni turistiche e alcune anche trasformate in case private (come vedremo in un'altra puntata del resoconto).
La cosa che però ci ha più colpiti dell'interno di Howth è stato senz'altro il cimitero.
 
Noi non lo sapevamo, ma in Irlanda è consuetudine ospitare i cimiteri nelle rovine di antiche chiese. Un'usanza particolare, che trasmette un senso di romanticismo e malinconia che non avevo mai provato con tanta intensità in nessun altro cimitero prima d'ora.
A questo punto, Howth ci aveva già rubato il cuore, tanto che, quando ce ne capitava una, controllavamo addirittura i prezzi delle case in vendita o in affitto e facevamo un pensierino sull'idea di trasferirci definitivamente.
Restava da visitare solo il castello, un po' esterno alla città, e ci siamo avviati per raggiungerlo. Sinceramente, forse perchè è la cosa meno caratteristica o forse perchè, provenendo dall'Abruzzo, siamo abituati ai castelli e non ci fanno molto effetto, non ci ha colpiti molto, ci ha lasciati piuttosto indifferenti. Non è visitabile e, oggi, ospita un campo da golf privato ed una scuola di cucina.
Saremmo rimasti per sempre ad Howth ma, dopo pranzo, abbiamo deciso che era il caso di visitare anche il resto della penisola e siamo risaliti in macchina. Il nostro obiettivo era il Bailey's Lighthouse, dalla parte opposta. Una volta raggiunta la zona, abbiamo lasciato la macchina e siamo scesi a piedi fino al faro, grazie alle indicazioni che ci ha dato una coppia del posto. Una volta arrivati, però, abbiamo subìto un'amara sorpresa: il faro non è visitabile, anzi, è recintato completamente ed è impossibile anche solo avvicinarsi. Delusi, abbiamo deciso che, essendo ormai arrivati fin lì, tanto valeva fare una passeggiata lungo la scogliera. Abbiamo fatto bene perchè il nostro girovagare casuale ci ha fatto scoprire una stupenda caletta, con persone intente a fare il bagno. La minuscola spiaggia si trovava ai piedi di una scogliera a picco sul mare e non riuscivamo a capire come quelle persone avessero potuto raggiungerla.
A un certo punto, la scoperta: un minuscolo e scosceso sentiero percorreva la ripidissima scogliera, fino all'insenatura. La discesa sembrava impegnativa anche per chi non soffre di vertigini ma il fatto che ci fossero riusciti anche dei bambini ci ha fatto prendere coraggio e convinti a tentare l'arrampicata. Non è stato semplice, ma ne valeva davvero la pena: ad attenderci c'era uno spettacolo senza paragoni.
La discesa
La caletta


 Acqua cristallina, pietre levigate dal mare del Nord, il rumore delle onde: una meraviglia.
E' difficile, e forse, impossibile rendere a parole le sensazioni che regalava quella vista.
La vista dall'alto
Ce l'abbiamo fatta!
 Trovarsi in un paesaggio mozzafiato come quello è un'emozione unica nella vita e non sarei mai risalita. Le scogliere ispirano un senso di pace e solitudine che spesso ho ricercato e vederle dal vivo, sedermi ad osservare il mare dall'alto,  percorrere le pareti scoscese, toccare l'acqua del Mare del Nord mi hanno regalato sensazioni che conserverò per sempre.
La risalita

 Guardandoci intorno ci siamo accorti dell'enorme fortuna che avevamo avuto: era evidente che, con l'alta marea, la caletta venisse completamente ricoperta dall'acqua, diventando invisibile. Nonostante questo, penso che l'insenatura sia conosciuta dagli abitanti del luogo perchè era molto affollata. C'era chi prendeva il sole, chi cucinava con un improvvisato fuoco da campo, chi faceva il bagno insieme ai bambini e ai cani (e non so davvero come facessero perchè, provando ad immergere la mano nell'acqua, abbiamo potuto constatare che era gelida).
Ci siamo trattenuti a lungo, sia per la magia del posto sia perchè la risalita ci terrorizzava ma, alla fine, è arrivato il momento di tornare sulla scogliera e raggiungere nuovamente l'auto. E' stato un po' come uscire da un sogno e tornare alla realtà.
Percorrere la strada che ci riportava a Portmarnock e lasciare Howth ci dispiaceva parecchio ed eravamo (e siamo) fermamente convinti che, da anziani, faremo di questa splendida cittadina costiera il nostro buen retiro.
Nel complesso, una giornata impegnativa ma ricca di soddisfazioni, che ci ha permesso di scoprire un posto magico, fuori dal mondo. Anche se ci ho provato con questo post, sono consapevole che le parole non riescono a rendere appieno l'idea di pace e serenità che ci aveva regalato questa visita, ma mi sento di consigliare a chiunque una visita in questa zona dell'Irlanda: non ve ne pentirete e, forse, non vorrete più lasciarla!
Insomma, Howth ci era rimasta nel cuore, ma era ora di prepararsi per la prossima tappa: Dublino!
 

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