giovedì 4 settembre 2014

Nella Verde Irlanda: Esperienza nella terra dei folletti - vol.2 Landing


Rieccoci finalmente al nostro diario di viaggio nella splendida terra d'Irlanda. Dopo la preparazione logistica, di cui abbiamo parlato nello scorso post, siamo al tanto atteso momento dell'arrivo sull'isola di smeraldo.
Per quanto mi riguarda, non ero mai salita su un aereo prima d'ora, per cui anche il viaggio in sè è stato elettrizzante, non soltanto per l'eccitazione verso la meta che stavamo per raggiungere ma anche per la nuova esperienza del volo. Da Roma a Dublino abbiamo volato per quattro ore nel comfort più totale, grazie alla dritta utilissima di un amico riguardo la scelta dei posti da prenotare e i tanto temuti momenti del decollo e dell'atterraggio sono stati meno traumatici di quanto mi sarei aspettata (per quanto, essendo seduti vicino il finestrino, una certa morsa allo stomaco si avverta sempre).
Già sull'aereo, tuttavia, ci siamo resi conto del nostro grande limite: complice, forse, l'accento tedesco dell'assistente di volo, ci siamo resi conto che la nostra comprensione dell'inglese era piuttosto limitata e, in quel momento, un pochino d'ansia ci è venuta.
Arrivati finalmente all'aeroporto di Dublino, le prime sensazioni sono state ammirazione per l'enormità e la maestosità della struttura ed un mini attacco di panico per la presenza di indicazioni e scritte in una lingua incomprensibile: quello che ancora non sapevamo è che, da qualche anno, l'irlandese è diventato la lingua ufficiale dell'isola. Il che comporta, naturalmente, che qualunque iscrizione sia riportata prima in irlandese e poi, più in basso e con un carattere più piccolo, in inglese. Un'occhiata più attenta, infatti, ha dissipato subito il nostro terrore (almeno scritto, l'inglese, lo capiamo).
Dopo esserci sfamati con l'unica cosa di cui, in quel momento, eravamo in grado di pronunciare il nome (una ciambella, per l'esattezza), ci siamo armati di coraggio per affrontare il momento che ci spaventava di più: interagire con l'impiegata del car rental per affittare un' auto per i successivi nove giorni.
La signora allo sportello è stata gentilissima e molto disponibile (ci ha addirittura impostato il navigatore satellitare in italiano) e, in poco tempo, siamo riusciti ad affittare una stilosissima Micra con la guida a rovescio.
Districarsi nell'opposto senso di circolazione, invece, è stato più complicato ma siamo riusciti a raggiungere l'albergo senza incidenti e, per il momento, era già un gran traguardo.
Il Golf & Links Hotel di Portmarnock è una struttura lussuosa e bellissima, il personale cortese e sollecito e la nostra stanza era meravigliosa. Arrivare in hotel, dopo la stanchezza del viaggio e l'ansia dovuta alla lingua, ci ha subito rilassati e rinvigoriti. Tanto da convincerci a fare subito un giro per scoprire i dintorni.
La receptionist ci ha consigliato di camminare fino a Malahide, la cittadina, appena più a nord, attigua a Portmarnock e, a suo dire, più vivace nella zona.
Per via della stanchezza, abbiamo preferito prendere l'auto per percorrere la strada costiera che collega le due città (e che avremmo percorso a piedi nei giorni successivi) e ci siamo diretti al castello di Malahide.
Avevo una grande aspettativa riguardo quest'isola e, fin dall'atterraggio, non sono stata delusa: già dall'automobile non facevo che osservare dal finestrino, estasiata, le casette con le porte colorate che mi sfilavano davanti, le stupende scogliere e gli interminabili prati verdi. Tutto fantastico come lo avevo sempre immaginato. La sensazione di meraviglia e benessere è aumentata ancora di più visitando il parco del castello di Malahide: sterminate distese d'erba, alberi dai tronchi contorti, antichi cimiteri sepolti dal verde: una gioia per gli occhi. Ero finalmente in Irlanda!

Assistere allo stile di vita degli abitanti mi ha regalato una incredibile sensazione di pace.
Forse si è trattato di circostanze fortuite, in fondo era un sabato pomeriggio e c'era un sole inimmaginabile (che, mi dicono, in quel momento in Italia se lo sognavano) e, probabilmente, in un lugubre giorno di pioggia, come tanti in Irlanda, avremmo assistito ad uno scenario diverso ma, quel giorno, i prati erano ricoperti di persone. Famiglie che facevano un picnic, stundenti che leggevano, ragazzi che giocavano a calcio, persone stese a leggere o che passeggiavano con il loro cane: tutti si godevano il bel tempo ed il pomeriggio di libertà. Per una come me, la cui principale aspirazione nella giornata è stendersi in un prato a guardare il cielo, l'Irlanda si presentava subito come il paradiso.
Dopo aver girato in lungo e in largo il parco del castello ed aver respirato la serenità che vi aleggiava, finalmente rassicurati dopo un primo impatto un po' ansioso con l'isola, il nostro stomaco cominciava a brontolare (una ciambella era decisamente poco). Sentendoci più sicuri di noi, abbiamo deciso di risalire in macchina per raggiungere un pub di Portmarnock che avevamo adocchiato raggiungendo l'hotel e di inaugurare la nostra permanenza con una cena in un vero pub irlandese.
In realtà, per vedere un vero pub tipico avremmo dovuto aspettare un paio di giorni perchè questo era metà pub (ma molto curato) e metà ristorante. Non ricordo il nome del locale, ma di sicuro c'era di mezzo Golf & Links (sì, a Portmarnock tutto è correlato al golf) in ogni caso, si mangiava bene e sia clienti che baristi erano cordiali e socievoli. Dopo un paio di brutte figure (una sulla corretta pronuncia della parola "pints" ed un'altra, forse più grave visto che, da quel momento, il proprietario ha iniziato a chiamarci "kids", sul momento in cui una pinta di Guinness è pronta per essere bevuta), ci siamo rifocillati con un panino ed una pinta di vera Guinness e abbiamo scoperto con piacere che le porzioni, in Irlanda, sono molto più generose che da noi (il che è un bene, considerato che anche i prezzi sono più alti).
Come primo giorno, niente male. Nel prossimo post vi parlerò del nostro secondo giorno e della città che abbiamo amato di più durante il nostro soggiorno, quella che ci ha fatto seriamente considerare l'ipotesi di un trasferimento permanente: Howth.


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