martedì 16 settembre 2014

Nella Verde Irlanda: Esperienza nella terra dei folletti - vol. 4 Finalmente Dublino!

Bentornati! Siamo arrivati al cuore di questo resoconto (e anche del viaggio) e, finalmente, parleremo dell'impatto che la tanto desiderata città di Dublino ha avuto su di noi.
Un po' perché era tutta la vita che sognavo di perdermi per le sue strade, un po' perchè era, nell'itinerario che avevamo pianificato, la maggiore attrattiva, abbiamo dedicato all'esplorazione della capitale ben tre giorni della nostra vacanza durante i quali abbiamo cercato di vedere davvero quanto più ci fosse possibile. Per questa ragione sarà complicato evitare di dare vita ad un post chilometrico, ma cercherò di essere sintentica, per quanto possibile.
Mind the gap!
Dublino è una delle più apprezzate capitali europee e ha davvero molto da offrire ai visitatori: il flusso di turisti, in qualunque momento dell'anno, è sempre molto alto. In virtù di questo, raggiungerla in automobile era fuori questione (e ce lo hanno anche sconsigliato tutti, dalla receptionist dell'hotel ad un simpatico e loquace gelataio incontrato a Portmarnock). Fortunatamente, è molto facile spostarsi tra i sobborghi e la città vera e propria grazie alla DART, l'efficientissima (con tanto di wifi funzionante) linea ferroviaria che percorre la zona urbana intorno Dublino, con corse puntuali e frequenti.
Già sul treno potevamo ammirare le splendide architetture e le tipiche porte colorate dublinesi e non stavamo più nella pelle. Siamo scesi nei pressi del Trinity College, per iniziare da lì la nostra visita: i nostri obiettivi erano il Book of Kells e la Old Library. Appena usciti dalla stazione, ci siamo subito resi conto di quanto la città venga visitata e viva, di fatto, di turismo. Nonostante fosse un lunedì mattina presto, oltre alla folla di pendolari che raggiungevano il posto di lavoro, le strade erano un tripudio di macchine fotografiche, nasi all'insù e sguardi ammirati tipici del viaggiatore. Inoltre, era possibile reperire mappe della città (indispensabili se si gira senza guida) ed informazioni turistiche in ogni angolo. Altrettanto frequenti erano i pullman dei tour organizzati, ispirati a veramente qualunque cosa (il più caratteristico è senz'altro il Viking Splash Tour, con tanto di elmi e grida di guerra). Impressionante, infine, la quantità di taxi che, abbiamo scoperto dopo, in questa città superano in numero anche quelli di New York!
La nostra prima tappa è stata, come dicevo prima, il Trinity College e, data l'ora mattutina, ne abbiamo approfittato per girarlo in lungo e in largo ed ammirare la maestosità degli edifici ed i curatissimi parchi. Appena sono partite le visite guidate, abbiamo visitato la Old Library ed il pregiatissimo Book of Kells, antico manoscritto miniato di epoca medievale. Per ovvie ragioni, non è possibile scattargli foto, ma posso assicurarvi che è uno spettacolo emozionante. 
Ancora più mozzafiato, però, è mettere piede nella Old Library, tuttora la più grande biblioteca irlandese.
La Old Library
L'emozione che si prova percorrendo le altissime navate in legno, osservando da vicino le miriadi di libri antichi, sotto lo sguardo vigile dei busti dei grandi della letteratura è qualcosa di indescrivibile: avevo le lacrime agli occhi e non sarei mai andata via. Fin dal primo monumento visitato, insomma, Dublino ci aveva già regalato tanto.

Dopo il Trinity College, abbiamo continuato il nostro itinerario percorrendo Grafton Street, la famosa via dello shopping dublinese (e qualche acquisto lo abbiamo fatto anche noi), diretti verso St. Stephen's Green, la più grande area verde della città.
C'è anche un busto di J.Joyce




Il parco è a dir poco enorme (9 ettari) e rappresenta un'autentica oasi di pace, nella quale i rumori del traffico e il caos della città spariscono magicamente. Il posto ideale per studiare, a quanto sembrava dalla moltitudine di studenti stesi nel prato a leggere. La presenza di un polmone verde di queste dimensioni all'interno di una grande città fa capire molto della mentalità irlandese e, infatti, lo spazio dedicato alla natura, in tutta l'isola, è davvero preponderante.
Usciti dal parco, abbiamo pranzato velocemente e ci siamo concessi una sosta nel nostro primo Starbucks (innamorandocene); dopodichè abbiamo ripreso il cammino in direzione Temple Bar.
Il quartiere di Temple Bar è una delle zona più visitate di tutta Dublino e, per molti, la maggiore attrattiva in città. Un tempo area degradata, la scelta di riqualificare senza snaturare, mantenendo criteri edilizi in linea con le architetture circostanti è stata vincente: oggi Temple Bar è un grazioso angolo vintage e le sue viuzze ciottolate ospitano il cuore culturale di Dublino e, naturalmente, i famosi pub, luogo di ritrovo dei giovani, sia del posto che stranieri. Avremmo bazzicato molto queste strade nei nostri tre giorni dublinesi ma, come prevedibile, il nostro primo obiettivo è stato proprio il famosissimo Temple Bar.


  Il celeberrimo pub non ci ha affatto delusi: prezzi un po' alti, è vero, ma l'atmosfera che si respira all'interno è impagabile. Almeno quattro sale (di cui una all'aperto, con i tavoli posti intorno al tronco di un gigantesco albero), arredi in legno e velluto, musica dal vivo ogni giorno.
Altre attrattive che mi sento di segnalarvi nella zona di Temple Bar, che comunque resta l'angolo più caratteristico dell'intera capitale, sono l'Irish Film Institute e la Gallery of Photography. Continuando il nostro percorso, abbiamo ammirato le rive del fiume Liffey ed i suoi famosi ponti, in particolare il caratteristico Ha'Penny Bridge ed il futuristico Millennium Bridge. Infine, per concludere la giornata, abbiamo visitato velocemente la St. Patrick's Cathedral, la Christ Curch Cathedral (che sono anche vicine) e il Castello di Dublino.
Il nostro secondo giorno, invece, è stato dedicato a solo due visite ma molto molto approfondite: la Guinness Storehouse e la Chester Beatty Library.
St.James Gate
La fabbrica della Guinness, in realtà, è abbastanza fuori mano rispetto al centro città ed inoltre il costo del biglietto è abbastanza alto ma due appassionati di birra come noi non potevano arrivare a Dublino ed evitare una visita del genere. Vista la distanza dalla stazione della DART, siamo partiti di buon'ora e abbiamo raggiunto la fabbrica a piedi, costeggiando la riva sud del Liffey e gustando un Frappuccino (che, peraltro, è davvero buono!). La passeggiata è stata davvero piacevole e ci ha permesso di raggiungere la Storehouse prima dell'apertura, dandoci la possibilità di curiosare un po' nei dintorni. La zona, di per sè, è una tipica area industriale, priva di particolari attrattive. Abbiamo cercato (invano) una palestra di scherma che sapevamo essere nelle vicinanze ed abbiamo velocemente visitato la St. James Church poi, finalmente, i cancelli della Guinness Storehouse si sono aperti e ci siamo preparati alla visita: la struttura riproduce fedelmente la forma di un boccale di Guinness ed è costituita da sette piani, ognuno dei quali dedicato ad una fase del processo di produzione della Guinness e, in cima, il Gravity Bar, una struttura completamente in vetro (la schiuma in cima al boccale) con una visuale a 360° su Dublino. Il livello di interattività del museo è incredibile e la visita scorre piacevole, accompagnata dalle degustazioni guidate. Senza accorgercene, metà della nostra giornata si è svolta interamente nell'esplorazione della fabbrica e, vi assicuro, l'esperienza vale pienamente i soldi del biglietto e la lunga camminata per raggiungerla. Inoltre, gustare una Guinness appena spillata nella cornice del Gravity Bar, osservando l'intera Dublino dall'alto, è una soddisfazione non da poco. (Piccola nota: durante la visita ci hanno anche insegnato l'esatta pronuncia della parola irlandese "Slainte", che vuol dire "Salute!" e suona "Slonte").
Mastri Spillatori!
Terminato il tour, era già ora di pranzo e abbiamo deciso di provare una delle specialità locali: il famoso fish and chips. Purtroppo non ricordo il nome del locale in cui lo abbiamo preso, ma sono sicura che fosse uno dei fish and chips peggiori mai cucinati! Se non altro, durante la pausa pranzo, abbiamo avuto la possibilità di conversare un po' con due irlandese al tavolo di fianco che, come nei peggiori clichès, hanno attaccato bottone parlando del tempo ma che ci hanno anche rassicurati sul nostro inglese, considerato che ci capivano. Sulla via del ritorno ci siamo fermati a fare visita alla Chester Beatty Library. Ospitata nel castello di Dublino, questa biblioteca ha una ricca collezione di manoscritti proveniente dai più disparati angoli del globo e vale sicuramente una visita.
Per il nostro ultimo giorno a Dublino,invece, abbiamo deciso di cambiare zona, visitando l'area portuale e da lì, tornando verso il centro, per la parte "culturale" del nostro giro turistico. Abbiamo quindi raggiunto a piedi i Docklands, il quartiere del porto, un tempo degradato ed oggi riqualificato, tanto da ospitare l'O2 arena ed essere incluso nei tour organizzati, che permettono di ammirare anche il murales dedicato agli U2.
Docklands



Da qui, ci siamo diretti verso sud per raggiungere Merrion Square, uno dei parchi più importanti della città. La sua particolarità sta nel fatto che nelle vie adiacenti il suo perimetro è possibile notare le case natali di grandi della lettatura: Bram Stoker, Yeats e, soprattutto, Oscar Wilde. A quest'ultimo è dedicata anche una statua commemorativa posta all'interno del parco, accompagnata da due piccoli obelischi recanti alcuni degli aforismi più famosi del celebre autore.
Oscar Wilde

 Da Merrion Square è possibile raggiungere in pochi passi la zona dei musei dublinesi, così abbiamo visitato la National Art Gallery, la National Library e il National Archeological and Historical Museum. Tutte e tre le strutture, come tutti i musei statali in Irlanda, sono visitabili gratuitamente e presentano interessanti collezioni ed opere. Contrariamente a quanto ci si aspetterebbe (forse) da un museo gratuito, si tratta di strutture enormi e molto curate, con un livello di interattività e di servizi per il fruitore impressionante. Dopo esserci rinfrancati con il nostro primo (buonissimo) Irish Coffee, abbiamo dedicato il pomeriggio, incuranti della pioggia che, alla fine, ha raggiunto anche noi, all'esplorazione randomica della città, scoprendo così caratteristiche inaspettate e gradite, di cui però vi parlerò in un'altra occasione.


In breve (più o meno :P) vi ho raccontato i nostri tre giorni dublinesi. Chi ha visitato la città avrà notato che, in realtà, abbiamo visitato solamente la zona a sud del Liffey: avendo poco tempo a disposizione, abbiamo preferito privilegiare l'area più ricca di monumenti ed attrattive. Per la zona nord, chissà, magari avremo future occasioni! Nel complesso, nonostante sia diventata inevitabilmente una grande città cosmopolita, Dublino non mi ha delusa e riserva ancora, a chi sa cercare, alcuni angoli tipici nascosti tra le graziose viuzze del centro. Di sicuro, per scoprire la vera Irlanda è necessario allontanarsi (ma nemmeno troppo, in fondo) dalla capitale e visitare i paesini.
Nella prossima puntata, a proposito di questo, vi parlerò della Cliffwalk!
Stay tuned!


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