mercoledì 13 dicembre 2017

Star Wars: una saga immortale che ha rivoluzionato la fantascienza

Articolo scritto per Cinematographe.it

In principio fu la meraviglia. Era il 1977 quando George Lucas rivoluzionò per sempre il genere della fantascienza, e lo fece con un’idea su cui nessuno, all’epoca, avrebbe puntato un centesimo. Le aveva in mente già da un po’ quelle Guerre Stellari, il giovane Lucas, aveva covato e limato l’idea originale per anni, cambiando e modificando laddove serviva ma nessuno studio cinematografico sembrava vedere il potenziale che invece il giovane cineasta aveva intuito. Più di trent’anni dopo, però, la saga di Star Wars ha letteralmente conquistato il mondo, guadagnandosi il suo posto nell’Olimpo cinematografico e dando vita ad un vero e proprio fenomeno culturale di massa.
Con un nuovo capitolo in arrivo, Il Risveglio della Forza, uscito due anni fa e Gli Ultimi Jedi nei cinema proprio da oggi, che sembrano già destinati a rilanciare e rivitalizzare il franchise sul grande schermo, mi è sembrato giusto ripercorrere i trascorsi dell’esalogia, cercando di cogliere le ragioni di un tale successo.
Guerre Stellari, oggi ribattezzato ufficialmente Star Wars: Episodio IV – Una nuova speranza uscì nei cinema statunitensi il 25 maggio 1977 e mostrò subito a quanti avevano sbattuto la porta in faccia a Lucas quanto si erano sbagliati. Nessuno aveva mai visto, sul grande schermo, una fantascienza del genere prima di allora. Quello fantascientifico era sempre stato considerato un genere d’élite, complesso, lento, macchinoso. George Lucas, invece, aveva finalmente creato qualcosa che fosse alla portata di tutti: Star Wars era scanzonato, avventuroso, la classica storia con un protagonista chiamato ad un’impresa apparentemente al di sopra delle sue possibilità, solamente ambientata in una galassia lontana lontana. Non si trattava dell’unica novità apportata dal visionario regista: per la prima volta lo spazio non veniva rappresentato come qualcosa di asettico ed irrimediabilmente finto, gli ambienti e le astronavi mostravano segni d’usura, erano vissuti, come se fossero stati realmente utilizzati dai protagonisti della pellicola nel corso della loro vita. George Lucas aveva creato il concetto di “Universo usato” e non era un’innovazione da poco. L’idea si radicò nell’ambiente e colpì profondamente altri cineasti, che la riutilizzarono. È il caso di Peter Jackson o di Ridley Scott.
Non solo, le dichiarate ispirazioni alla cinematografia giapponese (Kurosawa su tutti) e all’epopea cavalleresca e epica contribuirono a rendere il film più vicino ai classici riferimenti mentali degli spettatori, così che la storia risultò più avvincente e apprezzabile per il  pubblico.
Forse scoraggiato dalle numerose reazioni negative alla sua sceneggiatura, nonostante avesse in mente un’opera a episodi fin dall’inizio, Lucas aveva scelto di rendere Star Wars un film autoconclusivo, in modo che, in caso di insuccesso, la storia non si interrompesse in maniera inconcludente. I suoi timori, però, si dimostrarono infondati: Luke, Leia, Han, Chewbacca e tutti gli altri personaggi del film conquistarono letteralmente il pubblico e, nonostante critiche tiepide, la pellicola incassò molto più del previsto.
Il concetto di Forza, le spade laser, le astronavi come il Millennium Falcon o l’X-Wing erano entrati nell’immaginario collettivo ed erano pronti a restarci per un bel pezzo.

Dopo il successo del primo film, Lucas fu incoraggiato a riprendere in mano la sua idea degli episodi e si mise al lavoro per i due sequel, che avrebbero visto la luce nel 1980 e nel1983. La lavorazione del secondo capitolo, Episodio V – L’Impero colpisce ancora non fu però delle più serene: George Lucas ebbe non poche difficoltà a scrivere una sceneggiatura che lo soddisfacesse e la gestazione del progetto apparì subito molto travagliata. La regia fu affidata a Irvin Kershner, cineasta che Lucas stimava molto ma con il quale, proprio a causa del film, si trovò più volte a discutere, tanto che il rapporto tra i due ne risultò irrimediabilmente incrinato. Nonostante questo, l’apporto di Kershner fu decisivo per la qualità del film, che ancora oggi viene considerato il migliore episodio all’interno della saga da molti appassionati e risulta, di fatto, il più maturo e tetro. Trattandosi di un capitolo di mezzo, di fatto la trama de L’Impero colpisce ancora risulta priva di un inizio e di una fine ben definiti e fu proprio questo l’aspetto maggiormente attaccato dai critici dell’epoca. In ogni caso, pur non arrivando ad incassare quanto il primo episodio, la pellicola piacque agli spettatori, aprendo la strada alla produzione del capitolo conclusivo.
Episodio VI – Il ritorno dello Jedi arrivò nei cinema il 21 ottobre 1983, diretto da Richard Marquand. Anche in questo caso, la lavorazione si rivelò particolarmente stressante, funestata dalle malelingue che volevano il regista come semplice pedina di Lucas e incapace di infondere un vero apporto creativo alla pellicola.
Il risultato fu un film nettamente più debole rispetto ai due predecessori e fortemente criticato dal punto di vista della trama e di alcune scelte (su tutte, quella di inserire i teneri orsetti Ewok). Nonostante questo, Il ritorno dello Jedi riuscì ad incassare più del predecessore e a concludere degnamente il ciclo narrativo inaugurato con Una nuova speranza.
Lucas decise di fermarsi, a quel punto, e di accantonare i progetti relativi ad una continuazione della saga. Non poteva immaginare, però, che la leggenda era ormai nata e non si sarebbe estinta così facilmente.
L’universo di Star Wars aveva ormai conquistato il suo posto nel cuore degli appassionati di tutto il mondo e diede vita, negli anni, ad una serie di iniziative complementari correlate ai film creati da George Lucas. Raduni, maratone cinematografiche, forum di discussione, cosplay ma anche svariate interpretazioni in libri e fumetti, materiale che andò a formare il cosiddetto “universo espanso”.
Fu proprio questo globale interesse per la sua creatura a spingere Lucas a ributtarsi nel progetto, per dare vita a tre nuovi capitoli della saga. Contrariamente a quanto ci si sarebbe potuti aspettare, i nuovi film non sarebbero stati dei sequel ma dei prequel e avrebbero approfondito un aspetto che stava fin dall’inizio molto a cuore all’autore: la genesi del personaggio di Darth Vader.

Nacquero così Episodio I – La minaccia fantasmaEpisodio II – L’attacco dei cloni Episodio III – La vendetta dei Sith, tutti diretti dallo stesso Lucas e nei cinema rispettivamente nel 19992002 e 2005. Nonostante un inizio non esattamente promettente, con La minaccia fantasma stroncato non solo dalla critica ma anche dagli appassionati, il progetto si riprese con gli ultimi due capitoli, in particolare La vendetta dei Sith.
In generale, la seconda trilogia non si dimostra, secondo la maggior parte dei fan, al livello delle precedenti pellicole, eppure ora, a distanza di anni, appare come un’operazione riuscita. Se infatti le critiche mosse alla recitazione sono più che fondate, i film suppliscono con un’indiscutibile qualità tecnica e chiudono perfettamente il cerchio aperto dalla trilogia originale. Un personaggio come Darth Vader, infatti, vera e propria icona della saga, meritava decisamente un approfondimento e quello realizzato da Lucas è più che soddisfacente, permettendoci di conoscere le motivazioni alla base del personaggio.
A quel punto la saga sembrava destinata a restare un’esalogia, nonostante ci fosse però ancora molto da dire. Parte dell’immenso universo di Star Wars che ci è ancora ignoto, è stato quindi svelato da J.J.Abrams ne Il Risveglio della Forza, ambientato trent’anni dopo gli eventi presenti ne Il ritorno dello Jedi.
A dimostrazione del fatto che Star Wars è ormai un bene prezioso della cinematografia mondiale ed è pronto ad incantarci ancora una volta e a conquistarsi milioni di nuovi fan.

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